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Prima persona singolare

Esco dal mazzo delle supermamme e dei loro pensieri e prendo la parola. Da sei anni provo a raccontare me stessa e le altre come me attraverso questo blog. Voleva essere una specie di trattato “ de supermammibus ” una carrellata di ritratti, atteggiamenti, manie, paranoie, pensieri ed emozioni propri a chi fa il mestiere, difficile, sorprendente e meraviglioso, della mamma (che poi si intreccia a quello della figlia, della donna, della famiglia, di chi vive). Non so se ci sono riuscita, non so se, invece che parlare di noi , ho parlato solo di me ; non so se il mio punto di vista sulla vita abbia poi interessato qualcuno. Non sono riuscita a trasformare il blog in uno scambio di idee e, se da un lato questo confronto mi faceva paura, alla fine un riscontro mi è mancato. Il marketing pro domo mea (inglese + latino, che sfoggio!) non mi è mai riuscito: magari ho trovato casa, fidanzato, lavoro alle amiche e poi non ho avuto il coraggio di prendere il bidet nuovo per me. Credo sia una
Post recenti

La strana felicità

Non è che d'estate le supermamme abbiano smesso di pensare e riflettere. Solo a volte sembra che tutti abbiano da dire su tutto, per ogni argomento ci sono grida e ultime parole, scarso rispetto, categorici giudizi. E così le supermamme hanno preferito tacere per non rischiare di rovinare anche i sentimenti e non farsi travolgere dalla marea delle voci urlanti. Ma poi arriva settembre e i colori sono altri colori, le luci altre luci, i programmi e i progetti si rinnovano. Come canta Jovanotti ci si riempie di una strana felicità. Strana, perché sembra impossibile essere felici rimpiangendo quasi già l'estate con i suoi viaggi, le soste, le dormite assolate, le cicale e i grilli nelle orecchie e gli odori di bosco, salsedine, crema solare, afa ancora nel naso. Felicità perché c'è voglia di rinascere, di nuovi incontri, di migliorare, di futuro già presente. Le  supermamme si sono sempre chieste come farebbero a vivere in una parte del globo senza cambio di stagioni, perc

Il vestito della festa

In Italia, per tradizione forse legata al cattolicesimo e all'andare a messa la domenica, si usava e si usa il vestito della festa. Nell'armadio ci sono dei capi che vengono indossati solo la domenica o giù di lì. Accade ancora che anche i ragazzi  possiedano il giaccone "usa e getta" per andare a scuola e quello costoso per andare a messa. La cosa in sé non ha niente di negativo, anzi è positivo che ci si rechi in luoghi sacri, a cerimonie o ad occasioni importanti vestiti in modo rispettoso e magari un po' speciale. Di certo la stola di seta rosa con paillettes sarà più adatta al matrimonio della cugina che alla spesa nel negozietto dietro l'angolo. Eppure, fuor di metafora, le supermamme educate sin da bambine "al vestito della festa" si rendono conto che dietro questa abitudine si cela a volte un atteggiamento nei confronti della vita. Non già perché tale modo di fare potrebbe essere letto come perbenista o fariseo, quanto piuttosto per un

Parentesi - alcuni pensieri

Alcune supermamme tornando a casa dal lavoro pensano e riflettono su quello che sentono dire... Ecco, i loro pensieri potrebbero suonare più o meno così: "Anche io ho paura se attraverso una zona degradata di una città, se mi si avvicina un tipo sospetto, se percepisco di non essere sicura. Anche io non desidero che i ladri – di qualsiasi nazionalità – entrino in casa mia o che qualche malintenzionato – di qualsiasi nazionalità - importuni le mie figlie adolescenti quando girano da sole per la città. Eppure non capisco a chi stia giovando questa campagna mediatica fatta di proclami politici, annunci sui giornali, catene virali su facebook che presenta il nostro paese come un paese orribile… a cosa sta portando questa visione delle cose? Se si legge tutto quello che si dice in giro l’immagine che ne esce è quella di un paese caratterizzato fondamentalmente da due aspetti: da un lato quello di un paese invaso dagli stranieri, visti sempre e unicamente come aggressori e nemici

A cosa pensavi?

Stirando la tovaglia bordata all'uncinetto e lasciata loro in eredità dalla nonnina, si fermani a pensare a quante tovaglie quelle mani esperte abbiano bordato, e tovaglioli, e coperte e vestiti e tappeti... Pensano alla perfezione di quei gesti e alla perfezione dei risultati prodotti, a mani, giorno dopo giorno, in una lunga vita del Novecento che sembra così lontana da questi tempi nuovi e incerti. Si chiedono a cosa pensasse la loro nonna mentre ricamava, cuciva, sferruzzava, tagliava; quali segreti e speranze e dubbi erano nel suo cuore. Della vita da nonna hanno già un'immagine - lo loro di nipoti bambine e ragazze, fatta di tanti racconti e racconti e ricordi e risate. Ma della vita di donna in fondo che ne sanno? Di certo quel lavoro quotidiano e prezioso era un alleato per essere più felici, per avere soddisfazione, per produrre qualcosa di bello, utile e nuovo per sè e gli altri. Di certo quel lavoro era un antidoto allo stress alla noia, alla solitudine forse,

Resoconto

Se per caso viene fatta loro una sorpresa, una super sorpresa, e il giorno del loro -esimo compleanno scoprono che l'indomani partiranno per 24 ore di week end a due, il loro cuore esulta grato. Non ne sono più abituate e il loro cuore così, non solo esulta grato, ma si riempie di inutili dubbi, preoccupazioni dell'ultimo minuto, pensieri di quelli fastidiosi che la notte sembrano avere quella consistenza densa e pestifera che solo i pensieri di notte hanno. Magari, se sono davvero brave, riescono anche a farsi venire il mal di testa delle grandi occasioni, ovvero quello che rovina ad hoc tutte le grandi occasioni. Ma poi - servirà poi qualcosa questa fantomatica maturità degli anta, motivo stesso del festeggiamento!- decidono di cambiare rotta. Non nel senso che vogliono cambiare la destinazione scelta dall'amorevole partner (se ci si crede durante la notte la loro perversione di pensieri era arrivata a partorire anche questa ipotesi giudicando la distanza esagerata r

Volo

Guardare un film accanto alla propria figlia primogenita, nel buio del cinema, le fa sentire improvvisamente strane. Perché stavolta il film non è un cartone su cui ridere e sghignazzare, non è un family movie da star tutti insieme, ma un film "da grandi", da condividere come amiche, complici, mamme e figlia in un momento delicato della loro esistenza, quello in cui sentono entrambe che stanno crescendo e cambiando. Questa volta non hanno la mano del proprio marito da stringere nei momenti intensi o di paura, ma quell'ossuta mano più grande della propria, piena di forza giovane, e non sanno bene se prenderla e stringerla, ne hanno pudore: i ruoli sono cambiati. Quel film poi in qualche modo parla di loro: una ragazza deve fare le sue scelte autonomamente, contro il parere dei genitori che la amano tantissimo, contro le sue stesse abitudini; è chiamata a scegliere su quale sia la sua felicità, quella senza la quale non saremo mai pieni, e realizzati. Intuiscono solo il