Quando arriva il compleanno dei cuccioli le supermamme si aggirano indaffarate nell’organizzare qualcosa per festeggiarli. Corrono, comprano, impastano, preparano, spolverano di zucchero, impacchettano, disegnano... Ma quello che sentono dentro riguarda anche loro perché il cuore e la mente le riporta a quell’attesa, all’emozione mista a paura, a quel condensato di speranza e timore che come una gemma pronta a scoppiare era lì, attimi prima di sentire quel vagito. E si assentano con la mente quasi ebbra nel rivivere quegli istanti, nel risentire il velluto irripetibile di quel musino messo vicino a loro in cerca di calma, e quella manina fredda che si appoggiava alla pancia mentre con la bocchina aperta e ansimante cercava il primo latte, e quei capellini umidi appiccicati alla testina, e quel miagolio nel sonno che chissà dove era stato appreso.
E vogliono che quel giorno, a distanza di uno o più anni, sia speciale per i loro cuccioli perché niente al mondo le aveva fatte sentire così come quell’inesprimibile miracolo di una vita covata, pensata, tenuta, sperata dentro di loro e poi improvvisamente viva e concreta davanti ai loro occhi.
E vogliono che quel giorno, a distanza di uno o più anni, sia speciale per i loro cuccioli perché niente al mondo le aveva fatte sentire così come quell’inesprimibile miracolo di una vita covata, pensata, tenuta, sperata dentro di loro e poi improvvisamente viva e concreta davanti ai loro occhi.
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