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Miracolo signora G e signora F

Le nuove condizioni economiche delle supermamme lavoratrici fanno sì che sia sempre più difficile far quadrare i conti. Da un lato infatti il lavoro le assorbe dal mattino a sera (checché ne dicano in molti), e il lavoro poi raddoppia nella cura dei figli, della casa, del cibo…; dall’altro non solo il tempo non basta mai, ma neppure i soldi. Allora pensano: cosa poter tagliare di non indispensabile per poter tirare un po’ il fiato? (a dire il vero prima si erano chieste come poter aumentare le entrate, ma non essendo giunte ad alcuna risposta convincente, che non sfiorasse l’inverosimile, erano passati alla domanda successiva). E dopo molto mumble mumble arrivano alla conclusione che l’apparecchio non si può eliminare, la ginnastica neppure, il cibo biologico di base neppure (che senso ha proseguire per 10 anni e poi mollare?) e allora si può tagliare la “colf”. O meglio: si possono eliminare le 4 ore settimanali di pulizia della casa e le 4 ore bimensili di stiro della biancheria… Semplice no? Le supermamme sono soddisfatte del loro ritrovato e lo comunicano al resto della famiglia e alle amiche, che non sembrano altrettanto entusiasti. Sì, è vero, si recupererebbero un po’ di liquidi, ma pensate alle conseguenze… Così le supermamme ci pensano e immaginano, non tanto il superlavoro aggiuntivo nel fare tutto da sé, ma soprattutto l’assenza di quella splendida sensazione di entrare in casa e non vedere “gatti” di polvere in giro, nè quel dito di opaco che permeava tutto, di avere il piano della cucina lindo e strofinato, di avere le tapparelle leggermente tirate giù come in un hotel con la stanza a disposizione; oppure di vedere quella montagna inenarrabile di panni stropicciati miracolosamente trasformata in pile ordinate e profumate in giro per la casa. Pensano e immaginano a quel miracolo che avviene a giorni fissi, il miracolo signora G e signora F, e non sanno se sono realmente disposte a rinunciarvi.

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Prima persona singolare

Esco dal mazzo delle supermamme e dei loro pensieri e prendo la parola. Da sei anni provo a raccontare me stessa e le altre come me attraverso questo blog. Voleva essere una specie di trattato “ de supermammibus ” una carrellata di ritratti, atteggiamenti, manie, paranoie, pensieri ed emozioni propri a chi fa il mestiere, difficile, sorprendente e meraviglioso, della mamma (che poi si intreccia a quello della figlia, della donna, della famiglia, di chi vive). Non so se ci sono riuscita, non so se, invece che parlare di noi , ho parlato solo di me ; non so se il mio punto di vista sulla vita abbia poi interessato qualcuno. Non sono riuscita a trasformare il blog in uno scambio di idee e, se da un lato questo confronto mi faceva paura, alla fine un riscontro mi è mancato. Il marketing pro domo mea (inglese + latino, che sfoggio!) non mi è mai riuscito: magari ho trovato casa, fidanzato, lavoro alle amiche e poi non ho avuto il coraggio di prendere il bidet nuovo per me. Credo sia una

De supermatribus (1)

Quante supermamme incontro? tantissime, a partire dalle 7.45 davanti alla porticina secondaria della scuola dove i bambini entrano prima. Le vedo truccate, curate, sulle loro auto, nei loro pensieri, che raccolgono le forze per iniziare una nuova lunga giornata e mettere assieme i pezzi delle vite di tutti. Le vedo in bicicletta con due seggiolini vuoti, uno davanti e uno dietro, senza ombrello sotto la pioggia, correre verso casa dalla stazione perchè devono raggiungere i loro piccoli come mamma aquila, gufa, leonessa, con il loro stesso fiero istinto di proteggere, nutrire, riscaldare i cuccioli anche alle 8 di sera quando è buio e la giornata dovrebbe essere alla fine e loro devono reinventarsi le energie per il più importante momento della giornata. Le supermamme sono di specie molto diversa, alcune sono talmente diverse che in comune hanno solo il fatto di essere supermamme. penso ad alcune supermamme molto graffianti con la bocca vistosamente contornata di rosso, con

Foto

Le foto sono tremende. Hanno un potere enorme: fissano attimi e te li sbattono inaspettatamente in faccia investendoti di ondate di nostalgia o commozione o di senso-del-tempo-che-passa (e troppo in fretta). Qualcuno è puntualmente ritratto mentre mangia, con la bocca piena e storta, qualcun altro in pose poco credibili, qualcun altro fa invidia a tutti per la sua fotogenicità, ad altri ancora viene messo in evidenza il nasone o il ciuffo storto, o le occhiaie troppo marcate. Spesso non ci si piace e quello che voleva essere un bel ricordo diviene spesso occasione per rimbrotti o risate collettive. Nelle case di tutte le supermamme girano foto di ogni tipo: chi le classifica ordinandole cronologicamente commentando ogni immagine; chi le tiene alla rinfusa in scatole da scarpe, con finta noncuranza; chi le conserva ancora nei vecchi portafoto anni Settanta dai colori arancione o verde sgargiante; chi le digitalizza, le stampa, le ingrandisce, le regala, le riproduce periodicamente per